ITA Papa Francesco nel prossimo Viaggio Apostolico in Africa visiterà una realtà nata e radicata nella spiritualità vincenziana: la Città dell’Amicizia, Akamasoa. Fra le attività vincenziane ricordiamo anche il “Programma Matteo 25”, che nel corso del Viaggio Apostolico sarà oggetto di una visita privata del Santo Padre.
ENG During his next apostolic visit to Africa, Pope Francis will visit a reality that was born from and is rooted in Vincentian spirituality: the city of Akamasoa (the city of Good Friends). Among the various activities of the Vincentian Family, we mention here “The Matthew 25 Program” which will be visited (privately) by the Pope during his Apostolic visit.
ESP En su próximo viaje apostólico a África, el papa Francisco visitará una realidad nacida y arraigada en la espiritualidad vicenciana: la Ciudad de los Buenos Amigos, Akamasoa. Entre las actividades vicencianas que se llevan a cabo en África, mencionar también el “Programa Mateo 25”, que será objeto de una visita privada del Santo Padre en el curso del Viaje Apostólico.
Marie Louise Angelique, nata ad Auch, nel sud della Francia, il 6 aprile 1817, entrò nelle Figlie della Carità nel 1842 a Parigi. Dopo un’esperienza di cinque anni come insegnante elementare, nel 1848 parti per l’Algeria. Dopo tre anni dovette tornare in patria per motivi di salute. Rimessasi in salute, nel 1853 fu destinata a Torino. Dopo alcuni mesi, la serva di Dio venne incaricata dell’apertura di un centro presso la parrocchia di S. Massimo in Torino in cui si distribuiva la minestra ai poveri ed erano state aperte alcune classi scolastiche per combattere l’analfabetismo. La giovane suora si imbatté però in molte orfane abbandonate e le accolse in casa. In breve tempo i locali divennero insufficienti e si trovò un nuovo sito in cui accogliere anche alcuni malati. D’accordo con Padre Durando, la Serva di Dio andò moltiplicando le opere assistenziali alla cui guida vi erano sempre le Figlie o le Dame della Carità. Occorreva ormai un fabbricato indipendente e, grazie al contributo delle Dame di Carità e di Madre Clarac, riuscì a comprare un edificio in via S. Pio V, inaugurandovi nel 1866 una cappella dedicata a Nostra Signora del Sacro Cuore. Nel 1870-1871 si verificò la sua uscita dalle Figlie della Carità, fondamentalmente dovuta alla decisione da parte delle autorità dell’Istituto di farsi devolvere dalla Serva di Dio le diverse proprietà e fondi di cui era a disposizione. La Serva di Dio, facendo appello alle regole vincenziane per cui le Figlie della Carità non costituivano un Istituto religioso e i singoli membri di conseguenza non emettevano voti pubblici, rifiutò e, di fronte all’intransigenza dei superiori, si vide costretta a lasciare la Congregazione, continuando a indossare la tradizionale cornetta vincenziana. Si rivolse quindi a monsignor Luigi Moreno, vescovo di Ivrea, perché le consigliasse la via da seguire. Egli le consigliò di separarsi dalle Figlie della Carità. Il 3 maggio 1871 è la data ufficiale di fondazione delle SCSM.
In cosa la vostra Congregazione riflette il carisma vincenziano?
La nostra Fondatrice, Madre Clarac,
volle mantenere vivo lo spirito di carità materiale e spirituale di San
Vincenzo di Paoli servendo i poveri come i suoi padroni e maestri nella
semplicità e nell’umiltà.
Attese e aspettative per il carisma Vincenziano mentre ci avviciniamo all’incontro con i leader della Famiglia Vincenziana in programma nel gennaio del 2020 a Roma.
Le nostre aspettative sono di conoscere
ed interagire con la grande famiglia vincenziana per: riaccendere il fuoco di
carità che ardeva nel cuore di San Vincenzo e nella Nostra Fondatrice per i
poveri del nostro tempo; assumere uno stile sempre più umile, semplice, mite e
pieno di zelo per Dio; cercare insieme nuove vie per il servizio dei poveri di
oggi.
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